paesi in cui è vigente un divieto pressoché totale all’interruzione di gravidanza
paesi dotati di una legislazione sull’interruzione di gravidanza relativamente permissiva e paesi di provenienza di donne che viaggiano all’estero per ottenere un’interruzione di gravidanza
paesi dotati di una legislazione permissiva in materia di interruzione di gravidanza e destinazione di donne che viaggiano all’estero per ottenere un’interruzione di gravidanza
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Un gran numero di donne in Europa viaggiano all’estero o entro i confini nazionali dei loro paesi di residenza per ottenere assistenza all’interruzione di gravidanza. Questo si verifica anche nel caso in cui provengano da paesi con una legislazione relativamente permissiva sul tema. Tale fenomeno costituisce il principale oggetto di studio di questa ricerca. Il nostro obiettivo è capire perché donne provenienti da paesi dell’Europa Occidentale con una legislazione relativamente permissiva riguardo alla interruzione di gravidanza viaggino per ottenere un’interruzione di gravidanza e quali siano le loro esperienze relative a questi viaggi e alle barriere all’accesso a un’interruzione di gravidanza legale e sicura. Nel contempo, tuttavia, anche donne provenienti da paesi dell’Europa Centro-Orientale, come la Slovacchia e l’Ungheria, e da paesi dotati di una legislazione sull’interruzione di gravidanza estremamente restrittiva, come Malta, la Polonia e l’Irlanda, intraprendono viaggi all’estero per realizzare un’interruzione di gravidanza. Per saperne di più, consultare la sezione del sito Studi e Risultati.
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Viaggi
È risaputo che molte donne europee viaggiano all’estero o entro i confini dei loro paesi di residenza per poter interrompere la gravidanza. Questo fenomeno si verifica anche in paesi dove la legislazione al riguardo è relativamente permissiva; paesi che costituiscono il principale oggetto di studio di questa ricerca. Vista la scarsa comprensione di questo fenomeno, il nostro studio cercherà di svelare i complessi motivi che spingono a prendere la decisione di viaggiare per ottenere un’interruzione di gravidanza, esaminando le esperienze delle donne che hanno fatto questa scelta. I dati raccolti annualmente dal dipartimento della Salute dell’Inghilterra e del Galles (2017) indicano che, nel corso del 2016, sono state realizzate 4810 interruzioni di gravidanza a donne non residenti nel Regno Unito. Il nostro studio pilota, condotto nel 2014-2015 (da agosto a marzo), ha rivelato che donne provenienti da 14 paesi si sono recate nel Regno Unito allo scopo di ottenere assistenza all’interruzione di gravidanza. Le donne italiane e francesi sono risultate i gruppi più numerosi (Gerdts et al 2016). Analogamente, i dati relativi ai Paesi Bassi (Rutgers, 2016) mostrano che quasi 3000 donne vi si sono recate per ottenere assistenza all’interruzione di gravidanza nel 2014. Nella maggior parte dei casi, queste erano residenti in Francia, in Germania e in Belgio. Senza dubbio, sono necessari ulteriori dati qualitativi e quantitativi per capire in maniera più dettagliata le esperienze delle donne che viaggiano in Europa alla ricerca di assistenza all’interruzione di gravidanza.
Nonostante in Europa l’interruzione di gravidanza sia legale nella maggior parte dei paesi, sembrano sussistere varie ragioni che spingono le donne a cercare assistenza fuori dalla loro area di residenza. Le restrizioni legali esistenti (IPPF 2012) variano considerevolmente per quanto riguarda tanto l’età gestazionale, quanto i periodi di attesa obbligatori e le ragioni per cui la legge permette l’interruzione della gravidanza. Inoltre, esistono altri ostacoli all’accesso a un’interruzione di gravidanza legale e sicura che possono creare difficoltà, come, ad esempio, la stigmatizzazione culturale e religiosa e la pressione sociale, che condizionano la disponibilità di servizi di interruzione di gravidanza (Pinter 2002). In determinati paesi o regioni la formazione del personale sanitario è limitata o inadeguata (Lohr 2008) e l’obiezione di coscienza aggrava la situazione di scarsità di medici disposti a realizzare la procedura, specialmente per quanto riguarda le interruzioni di gravidanza nel corso del secondo e del terzo trimestre (Cook and Dickens 2006).
I motivi per cui una donna viaggia all’estero, o al di fuori della sua zona di residenza, per ottenere un’interruzione di gravidanza, includono:
- l’aver superato i limiti relativi all’età gestazionale entro la quale l’accesso ai servizi è garantito e permesso
- il desiderio di evitare periodi d’attesa obbligatori tra la certificazione di idoneità e l’inizio del trattamento di interruzione di gravidanza
- motivi per l’interruzione di gravidanza non contemplati nella legislazione del paese di residenza
- preoccupazioni relative alle autorità religiose o alla stigmatizzazione nel contesto della comunità di residenza
- la volontà di mantenere il segreto per ragioni personali
- il rifiuto, da parte del personale sanitario che pratica l’obiezione di coscienza, di prestare assistenza
- l’impossibilità di trovare personale sanitario qualificato a causa della mancanza di formazione adeguata e specifica per l’interruzione in casi diversi
Possono esserci altri motivi per cui le donne provenienti da paesi dotati di una legislazione relativamente permissiva sull’interruzione di gravidanza scelgono di viaggiare al di fuori della loro zona di residenza per accedere alla prestazione. Uno degli obiettivi principali di questa ricerca è capire quali sono. Questa mappa, basata sui dati ottenuti fino ad ora, mostra i flussi più importanti di donne che viaggiano per cercare un’interruzione di gravidaza all’estero da o verso i paesi presi in considerazione in questo studio. La direzione della freccia indica verso quali paesi viaggiano le donne per ottenere assistenza. Ad esempio, le donne residenti in Italia tendono a viaggiare verso la Spagna e il Regno Unito mentre le donne residenti in Francia di solito si recano nei Paesi Bassi, in Spagna e nel Regno Unito.
Fonti:
Hehenkamp, L. & Wijsen, C. (2016) Landelijke abortusregistratie 2014, Rutgers.
UK, Department of Health (2017) Report on abortion statistics in England and Wales for 2016.
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Consulenze obbligatorie
Obiezione di coscienza
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Che cosa facciamo
In vari paesi europei dove l’interruzione di gravidanza è regolata da leggi relativamente permissive, le donne si trovano comunque ad affrontare certe restrizioni legali che limitano o rendono difficile ottenere l’interruzione, in particolare dopo il primo trimestre di gestazione; vi sono tuttavia anche altre barriere procedurali e sociali che limitano o rendono difficile l’accesso all’interruzione di gravidanza legale. Ad esempio, periodi di attesa e colloqui obbligatori, scarsità di personale disposto a fornire assistenza all’interruzione di gravidanza a causa della mancanza di formazione e/o dell’obiezione di coscienza dei medici. Il nostro progetto di ricerca, di durata quinquennale, consiste in uno studio multidisciplinare innovativo il cui obiettivo è quello di comprendere meglio, attraverso l’utilizzo di metodi di ricerca quantitativi e qualitativi, l’esperienza delle donne che vivono nei paesi in cui queste barriere limitano l’accesso all’interruzione di gravidanza legale.
Nello specifico, ci interessa capire come diversi tipi di barriere all’accesso all’interruzione di gravidanza influenzino l’esperienza delle donne che cercano assistenza e come contribuiscano a ritardare il momento in cui l’interruzione di gravidanza viene effettivamente praticata, facendo aumentare l’età gestazionale ed esponendo, quindi le donne a un maggiore rischio di complicazioni. Un altro aspetto che questo progetto di ricerca si propone di indagare è il ruolo della stigmatizzazione percepita nelle comunità in cui vivono le donne che cercano di interrompere la gravidanza, compresi i centri locali di salute sessuale e riproduttiva cui eventualmente si rivolgono. Ci interessa mettere in luce l’effetto della stigmatizzazione sull’esperienza di ricerca di assistenza all’interruzione di gravidanza delle donne e sulle decisioni che le gestanti prendono al riguardo, specialmente in riferimento alla decisione di viaggiare al di fuori della loro zona di residenza per realizzare un’interruzione.
In particolare, prenderemo in considerazione le esperienze di:
- donne che risiedono in vari paesi europei (specialmente in Francia, in Germania, in Belgio e in Italia) e viaggiano verso il Regno Unito, i Paesi Bassi e la Spagna per ottenere assistenza all’interruzione di gravidanza;
- donne che viaggiano entro i confini del territorio nazionale dei loro paesi di residenza, in Italia, Francia e Spagna.
Questa ricerca ci permetterà di ottenere dati empirici relativi a un fenomeno poco studiato finora, permettendo di comprendere meglio l’esperienza delle donne che intendano interrompere la gravidanza, a fronte delle barriere legali, sociali e procedurali che incontrano nei loro paesi di residenza e nel contesto dei viaggi interregionali o transnazionali da loro intrapresi per ottenere assistenza all’interruzione di gravidanza.
Per ulteriori informazioni consulti la sezione del sito Studi e Risultati.
Obiettivi
1
Valutare l’effetto delle barriere legali, sociali e procedurali che limitano o rendono difficile l’accesso all’interruzione di gravidanza, (limite di età gestazionale, consulenze/periodi di attesa obbligatori e obiezione di coscienza) sulle scelte delle donne (interruzione legale/illegale, entro i confini nazionali o all’estero) e sulla loro esperienza con l’interruzione di gravidanza.
2
Esaminare se e come queste barriere ritardano la decisione di interrompere la gravidanza, aumentando perciò il rischio di complicazioni che possono ripercutere negativamente sulla salute riproduttiva.
3
Indagare se la stigmatizzazione (nel contesto tanto della comunità di appartenenza delle donne come delle strutture locali di assistenza alla salute sessuale e riproduttiva) ha un effetto sull’esperienza di ricerca di assistenza all’interruzione di gravidanza delle donne e sulla loro decisione di viaggiare per ottenerla, e quale possa essere tale effetto.
4
Esaminare e comparare come donne di diverse età e nazionalità, provenienti da diversi contesti socio-culturali, si confrontano con la legislazione relativa all’interruzione di gravidanza, e la mettono in discussione; come percepiscono le barriere all’accesso all’interruzione di gravidanza legale nei loro paesi di residenza; quali opinioni esprimono a proposito di sé stesse, della legislazione dei loro paesi di residenza e del processo di interruzione di gravidanza.
5
Confrontare le esperienze relative alle barriere all’interruzione di gravidanza e ai viaggi all’estero di donne provenienti da paesi dotati di legislazioni relativamente permissive con quelle di donne provenienti da paesi con legislazioni restrittive in materia (Irlanda).
Perché
Finora, nessuno studio di ricerca qualitativo, né qualitativo-quantitativo, ha analizzato perché donne provenienti da paesi dove l’interruzione di gravidanza è regolata da legislazioni relativamente permissive (come Francia e Italia) viaggino al di fuori della loro zona di residenza o all’estero per ottenere un’interruzione della gravidanza, né ha esplorato la loro esperienza delle barriere all’accesso ai servizi, così come la loro esperienza dei viaggi intrapresi. La maggior parte degli studi esistenti sul fenomeno dei viaggi all’estero per interrompere la gravidanza analizza l’esperienza di donne che provengono da paesi con una legislazione restrittiva in materia di interruzione di gravidanza. Altre ricerche studiano l’esperienza delle donne residenti in questi paesi con l’aborto clandestino. (Per ulteriori informazioni su questi argomenti, la invitiamo a consultare la nostra sezione Studi e Risultati).
Attualmente, solo pochi paesi europei – Irlanda, Polonia e Malta – regolano l’interruzione di gravidanza con leggi estremamente restrittive. In quasi tutti i paesi europei l’interruzione di gravidanza è permessa a richiesta della donna o per un’ampia serie di motivi (senza restrizioni specifiche rispetto alle motivazioni dell’interruzione) nel corso del primo trimestre di gestazione, termine entro il quale vengono realizzate la maggior parte delle interruzioni. Nella maggior parte dei casi le interruzioni dopo il primo trimestre sono permesse solo in caso di pericolo di vita, problemi di salute della gestante, o malformazione fetale.
L’effetto delle barriere legali, procedurali e sociali all’accesso all’interruzione di gravidanza legale, nel contesto di paesi dove questa è regolata da una legislazione relativamente permissiva, non è ancora stato studiato dal punto di vista delle scienze sociali in Europa. Il Consiglio d’Europa e l’OMS hanno sottolineato che l’obiezione di coscienza può (e non dovrebbe) essere un ostacolo all’accesso a un’interruzione di gravidanza legale e sicura, in particolare per le donne che vivono in zone rurali o che percepiscono un basso reddito, poiché le difficoltà di accesso a un’interruzione di gravidanza sicura aumentano esponenzialmente i rischi per la salute delle gestanti. In ogni caso, mancano dati sulle barriere specifiche che le donne devono affrontare a seconda del paese e del contesto sociale di provenienza, così come mancano dati sulle strategie elaborate da diversi gruppi di donne (classificandole per nazionalità, contesto sociale, età, ecc.) per evitare tali barriere.
Impatto del progetto
I risultati di questa ricerca forniranno nuovi dati sull’effetto che producono le barriere all’accesso all’interruzione di gravidanza legale là dove la legislazione in materia è relativamente permissiva, soffermandosi, nello specifico, sui viaggi entro i confini nazionali e all’estero. Le conclusioni dello studio verranno presentate e discusse con esperti, personale sanitario e responsabili politici (policy makers); queste potranno anche essere usate per migliorare l’accesso a un’interruzione di gravidanza legale e sicura nel contesto europeo. Le conclusioni potranno essere consultate in questo sito web e in riviste peer-reviewed, specializzate in salute pubblica e in antropologia sociale e culturale, e verranno diffuse tra il personale sanitario che si occupa di salute sessuale e riproduttiva, responsabili politici e ONG.
Nel corso degli ultimi due anni del progetto verranno organizzati tre workshops, con l’obiettivo di contribuire al dibattito internazionale sul diritto all’accesso all’interruzione di gravidanza in Europa. Nelle fasi finali del progetto, verrà creato un prototipo di app per fornire informazioni utili relative ai servizi di interruzione di gravidanza in Europa.
I primi risultati riguardanti le barriere all’accesso all’interruzione di gravidanza legale e i viaggi all’estero per ottenere un’interruzione saranno disponibili nell’inverno del 2018-2019. I primi risultati riguardanti le barriere all’accesso all’interruzione di gravidanza legale e i viaggi dentro i confini nazionali per ottenere un’interruzione saranno disponibili nella primavera del 2020.
Chi siamo
Silvia de Zordo
Ricercatrice principale
. . .
Joanna Mishtal
Co-ricercatrice & Ricercatrice Senior
. . .
Caitlin Gerdts
Co-ricercatrice & Ricercatrice Senior
. . .
Natalia Alonso Rey
Amministratrice del progetto
. . .
Giulia Zanini
Ricercatrice post-dottorato
. . .
Giulia Colavolpe Severi
Assistente ricercatrice in Spagna
. . .
Ann-Kathrin Ziegler
Assistente ricercatrice nei Paesi Bassi
. . .
Lieta Vivaldi
Assistente ricercatrice nel Regno Unito
. . .
David Palma
Analista quantitativo
. . .
Irene Capelli
. . .
Laura Rahm
. . .
Anastasia Martino
. . .
Come
In questo studio si utilizzano tecniche di ricerca miste. I dati relativi alle donne in cerca di un’interruzione di gravidanza entro i confini nazionali e all’estero sono raccolti attraverso metodi di tipo quantitativo e qualitativo. I dati quantitativi vengono raccolti tramite un questionario, mentre i dati qualitativi vengono ricavati attraverso delle interviste in profondità. I dati raccolti mediante entrambi i metodi serviranno per:
1
descrivere le caratteristiche delle donne che cercano assistenza all’interruzione di gravidanza, con particolare attenzione alle loro esperienze relative alle barriere che ne limitano l’accesso nei vari paesi;
2
capire se determinati gruppi di donne – classificati a seconda della nazionalità, dell’età, del contesto sociale di provenienza, della storia riproduttiva, dell’età gestazionale, ecc. – affrontano specifiche barriere per accedere all’assistenza all’interruzione di gravidanza;
3
valutare quali sono le barriere che obbligano le donne a viaggiare entro i confini nazionali del loro paese di residenza o all’estero;
4
individuare quali sono le barriere che più spesso rallentano l’accesso a un’interruzione di gravidanza sicura, aumentando il rischio di complicazioni per la salute.
Qui di seguito riportiamo il campione dei partecipanti alla ricerca nei diversi siti:
VIAGGI ALL’ESTERO | Regno Unito | 200 questionari | 50 interviste in profondità |
---|---|---|---|
Paesi Bassi | 200 questionari | 50 interviste in profondità | |
Spagna | 200 questionari | 50 interviste in profondità |
VIAGGI ENTRO I CONFINI NAZIONALI | Italia | 150 questionari | 50 interviste in profondità |
---|---|---|---|
Francia | 150 questionari | 50 interviste in profondità | |
Spagna | 150 questionari | 50 interviste in profondità |
Dove
BARCELLONA-Istituzione ospitante
Questo studio di ricerca è coordinato dal Dipartimento di Antropologia dell’ Università di Barcellona (UB). L’Università di Barcellona (UB) è uno degli atenei più prestigiosi in Spagna e offre un ricco e stimolante ambiente di ricerca, ideale per realizzare questo progetto. La ricerca sarà coordinata dal Dipartimento di Antropologia, da tempo all’avanguardia nella promozione della ricerca internazionale in settori chiave dell’antropologia che rivestono una speciale rilevanza per il nostro progetto, come, ad esempio, l’antropologia della riproduzione, le relazioni di parentela e gli studi di genere (si veda in particolare il gruppo di ricerca GENI). Lo staff del progetto, con sede presso l’Università di Barcellona (UB) è composto da: Dott.ssa Silvia De Zordo, (Ricercatrice principale), Dott.ssa Natalia Alonso Rey, (Amministratrice del progetto), Dott.ssa Giulia Zanini, (Ricercatrice post-dottorato), Giulia Colavolpe Severi, Dottoranda (Assistente ricercatrice), e Ann-Kathrin Ziegler, MSc (Assistente ricercatrice).
BRUXELLES: Ente finanziatore (ERC)
Il Consiglio Europeo della Ricerca (European Research Council in inglese, ERC) finanzia, appoggia e promuove la ricerca scientifica in Europa.
Il Consiglio Europeo della Ricerca (ERC) finanzia e sostiene la ricerca scientifica di qualità in Europa in tutti i campi. Svolge un ruolo fondamentale nella promozione della ricerca innovativa e bottom-up permettendo ai ricercatori di sviluppare idee all’avanguardia.
Il Consiglio Europeo della Ricerca finanzia progetti condotti sia da ricercatori esperti sia da ricercatori alle prime esperienze nell’ambito europeo, basandosi su criteri di eccellenza scientifica. Inoltre integra i finanziamenti delle agenzie nazionali per la promozione della ricerca ed è uno dei fondatori principali di Horizon 2020.
La missione del Consiglio Europeo della Ricerca consiste non solo nel finanziare i progetti di ricerca, ma anche nel plasmare il sistema di ricerca a livello europeo.
LONDRA, sito di ricerca sul campo
Giulia Zanini, stanziata a Londra, è responsabile della ricerca sia quantitativa sia qualitativa relativa ai viaggi all’estero per ottenere un’interruzione di gravidanza in Inghilterra (Regno Unito), per un periodo di tempo di 12 mesi, nel corso del primo e del secondo anno del progetto.
MADRID & BILBAO, siti di ricerca sul campo
Giulia Colavolpe Severi svolge la sua attività di ricerca sia qualitativa sia quantitativa relativa ai viaggi per ottenere un’interruzione di gravidanza entro i confini nazionali della Spagna a Madrid e a Bilbao per un periodo di tempo di 12 mesi, nel corso del primo e del secondo anno del progetto.
AMSTERDAM, sito di ricerca sul campo
Ann-Kathrin Ziegler vive ad Amsterdam ed è responsabiledella ricerca sia qualitativa sia quantitativa relativa ai viaggi all’estero per ottenere un’interruzione di gravidanza nei Paesi Bassi, per periodo di tempo di 12 mesi, nel corso del primo e del secondo anno del progetto.
Silvia de Zordo
Ricercatrice principale
Ricercatrice principale: la Dott.ssa Silvia De Zordo (PhD), antropologa sociale, ricercatrice senior (ERC – Consiglio Europeo della Ricerca, European Research Council in inglese – & Ramón y Cajal) presso l’Università di Barcellona (UB), é autrice di ricerche pionieristiche sull’interruzione di gravidanza e sull’obiezione di coscienza in Europa, specialmente in paesi con una legislazione relativamente permissiva a riguardo – come il Regno Unito, la Spagna e l’Italia. Ha ottenuto il dottorato di ricerca in Antropologia Sociale nel 2008 all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (Scuola di Alti Studi in Scienze Sociali) di Parigi con una Tesi sulle politiche di controllo della natalità e la sterilizzazione femminile in Brasile e ha continuato a lavorare su temi relativi alla salute riproduttiva delle donne in America Latina e in Europa grazie a borse postdottorali prestigiose, come la Charlotte Ellertson presso la Columbia University e la Marie Curie Fellowship a Goldmiths-Università di Londra. I suoi interessi di ricerca includono la contraccezione, l’interruzione di gravidanza e l’obiezione di coscienza, in America Latina e in Europa. Oltre alla sua formazione in antropologia medica e sociale, la Dott.ssa De Zordo vanta una vasta esperienza nel campo della salute pubblica, attestata da varie pubblicazioni relative all’interruzione di gravidanza in prestigiose riviste di medicina, antropologia e salute pubblica di riconosciuto spessore internazionale. La sua pubblicazione più recente sull’argomento è A Fragmented Landscape: Abortion Governance and Protest Logics in Europe, in collaborazione con Joanna Mishtal e Lorena Anton, pubblicato da Berghahn Books nel Dicembre del 2016 (http://www.berghahnbooks.com/title/DeZordoFragmented). La Dott.ssa De Zordo lavora all’Università di Barcellona (UB) e si dedica in esclusiva al presente progetto di ricerca. Le sue principali responsabilità sono le seguenti: supervisione del team di ricerca; orientamento del programma di ricerca verso gli obiettivi prefissati; ricerca in Spagna e in Italia sugli ostacoli all’accesso all’interruzione di gravidanza e sui viaggi interregionali e transnazionali intrapresi dalle donne per ottenere un’interruzione di gravidanza; analisi dei dati raccolti e divulgazione dei risultati durante la durata del progetto.
Joanna Mishtal
Co-ricercatrice & Ricercatrice Senior
La Dott.ssa Joanna Mishtal è professoressa associata di antropologia presso la University of Central Florida e co-ricercatrice nel presente progetto del ERC (Consiglio Europeo della Ricerca – European Research Council in inglese). Ha ottenuto il dottorato di ricerca in Antropologia Culturale nel 2006 presso la University of Colorado at Boulder. Tra il 2006 e il 2008 è stata ricercatrice post-dottorato grazie alla borsa di studio Charlotte Ellertson presso la Columbia University, nel Dipartimento Heilbrunn di Salute Pubblica e della Famiglia (Heilbrunn Department of Population and Family Health) della Scuola Mailman di Salute Pubblica (Mailman School of Public Health). Il suo campo di ricerca in questi anni include l’antropologia medica e la salute pubblica. Nel 2017, ha ricoperto il ruolo di ricercatrice in visita presso la University of Kent, nella Kent Law School, a Canterbury, nel Regno Unito. Il suo ambito di ricerca comprende diritti riproduttivi, salute riproduttiva e politiche riproduttive, in relazione alle politiche sull’interruzione di gravidanza. La ricerca di campo della Dott.ssa Mishtal si svolge in Europa, principalmente in Polonia, in Irlanda e nel Regno Unito, e a livello di Unione Europea, a Bruxelles. I suoi interessi teorici vertono sui temi della governance riproduttiva e di genere, sul femminismo, sui movimenti sociali femminili, sull’economia politica e sulla democratizzazione. L’apporto della Dottssa Mishtal al presente progetto ERC, nel quale svolge il ruolo di ricercatrice senior, consiste nella sua esperienza relativa alla progettazione della ricerca qualitativa e all’analisi comparativa di dati, oltre alla divulgazione di risultati nel corso del primo, del quarto e del quinto anno di durata del progetto. La Dott.ssa Mishtal è autrice di: The Politics of Morality: The Church, the State and Reproductive Rights in Postsocialist Poland, Ohio University Press, 2015. Inoltre, ha co-editato A Fragmented Landscape: Abortion Governance and Protest Logics in Europe, in collaborazione con Silvia De Zordo e Lorena Anton, pubblicato da Berghahn Books nel dicembre del 2016.
Caitlin Gerdts
Co-ricercatrice & Ricercatrice Senior
La Dott.ssa Caitlin Gerdts è vicepresidente di Ibis Reproductive Health, oltre ad essere co-ricercatrice in questo progetto. La Dott.ssa Gerdts, epidemiologa, svolge ricerca di tipo clinico ed epidemiologico sull’esperienza relativa all’interruzione di gravidanza, in contesti clinici e non; la valutazione dell’impatto degli ostacoli all’interruzione di gravidanza sulla vita e sulla salute delle donne e la sperimentazione di interventi indirizzati a migliorare l’accesso a un’interruzione di gravidanza sicura. L’expertise metodologico della Dott.ssa Gerdts si focalizza sulla progettazione e sull’implementazione degli studi di ricerca, sulla valutazione dell’impatto e sui metodi di inferenza causale. È autrice o co-autrice di più di 20 pubblicazioni in peer-review. Caitlin Gerdts si è laureata in Biologia umana presso la Stanford University; ha ottenuto un Master in Scienze della salute (MHS) in Salute pubblica, familiare e riproduttiva presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (Scuola di Salute Pubblica) e ha conseguito un dottorato in Epidemiologia presso la University of California, Berkeley. La Dott.ssa Gerdts collabora a questo progetto di ricerca in qualità di ricercatrice part-time ed è responsabile della progettazione e dell’analisi delle componenti quantitative dello studio. Si occupa inoltre della divulgazione dei risultati e delle conclusioni dei primi quattro anni di svolgimento del progetto di ricerca.
Natalia Alonso Rey
Amministratrice del progetto
Natalia Alonso Rey ha ottenuto la laurea in Antropologia sociale e culturale presso l’Universidad de la República (Uruguay), e un master in Migrazioni e mediazione sociale presso l’Universitat Rovira i Virgili (URV, Tarragona, Spagna). Ha recentemente completato un dottorato in Antropologia (URV), specializzandosi in migrazioni, cultura materiale, identità e memoria. È membro di un team di ricerca sull’Antropologia urbana e le migrazioni presso l’URV il cui oggetto di studio sono le esperienze degli uomini che si occupano, a lungo termine, dell’assistenza agli anziani (sia in un contesto familiare sia in un contesto professionale). Dal 2010 svolge il ruolo di ricercatrice e di assistente amministrativa in vari progetti presso il Dipartimento di Antropologia, filosofia e assistenza sociale dell’URV. Dal maggio 2017 lavora come amministratrice del progetto e le sue responsabilità principali sono: la gestione del bilancio e del website, le traduzioni, e l’organizzazione del lavoro dell’equipe di ricerca (riunioni, viaggi, partecipazione a Conferenze etc.).
Giulia Zanini
Ricercatrice post-dottorato
La Dott.ssa Giulia Zanini è antropologa medica e sociologa specializzata in relazioni di parentela. Ha condotto i suoi studi di dottorato presso l’Istituto Universitario Europeo (IUE). Ha svolto il ruolo di ricercatrice post-dottorato grazie alla borsa di studio Marie Curie-Piscopia presso l’Università degli Studi di Padova (Italia) e ha partecipato al progetto (IN)Fercit presso l’Università dell’Egeo (Grecia). I suoi principali interessi di ricerca concernono la famiglia e le relazioni di parentela, la medicina riproduttiva, le politiche sanitarie, familiari e di genere e la cittadinanza. Il suo contributo al progetto consiste nello studio, attraverso metodi di ricerca quantitativi e qualitativi, dell’esperienza delle donne europee che viaggiano all’estero per ottenere un’interruzione di gravidanza in Inghilterra (Regno Unito), durante un periodo di tempo di 24 mesi nel corso del primo, secondo e terzo anno del progetto.
Giulia Colavolpe Severi
Assistente ricercatrice in Spagna
Giulia Colavolpe Severi ha ottenuto un master in Antropologia sociale presso l’ École des Hautes Études en Sciences Sociales (Parigi). Attualmente sta svolgendo i suoi studi di dottorato presso la stessa istituzione ed è stata dottoranda in visita in Cile e in Spagna. Le sue principali aree di interesse riguardano la tecnologia medica, la salute e i diritti riproduttivi, la genetica, le relazioni di parentela e la ricerca etnografica. Il suo contributo al progetto consiste nello studio, attraverso metodi di ricerca quantitativi e qualitativi,dell’esperienza delle donne che viaggiano da una regione all’altra della Spagna per ottenere un’interruzione di gravidanza, durante un periodo di tempo di 18 mesi nel corso del primo e del secondo anno del progetto.
Ann-Kathrin Ziegler
Assistente ricercatrice nei Paesi Bassi
Ann-Kathrin Ziegler ha ottenuto un master in Scienze sociali presso l’Università di Amsterdam nel 2006. Per conto di questa istituzione ha svolto ricerca etnografica su sessualità e religione a Yogyakarta, Indonesia. Si è laureata in Antropologia sociale presso l’Università Goethe di Francoforte e ha partecipato al Programma Interdisciplinario di Studi di Genere e sulla Donna presso il Cornelia Goethe Centrum a Francoforte nel 2014. Le sue principali aree di interesse riguardano gli studi di genere e la sessualità in relazione alla religione, la salute riproduttiva e la ricerca etnografica. Il suo contributo al progetto consiste nello studio, attraverso metodi di ricerca quantitativi e qualitativi, dell’esperienza delle donne che viaggiano all’estero per ottenere un’interruzione di gravidanza nei Paesi Bassi, durante un periodo di tempo di 18 mesi nel corso del primo e del secondo anno del progetto.
Lieta Vivaldi
Assistente ricercatrice nel Regno Unito
Lieta Vivaldi (PhD) ha ottenuto il titolo di dottoressa in Sociologia presso il Goldsmiths College della University of London. Può vantare, inoltre, un master in Sociologia ottenuto presso la London School of Economics e una laurea in Giurisprudenza presso la Universidad de Chile. I suoi interessi di ricerca comprendono i diritti riproduttivi, le tecnologie riproduttive, la teoria di genere e la teoria femminista, l’intersezionalità e le politiche sanitarie. Il suo contributo al progetto di ricerca consiste nella raccolta dei dati relativi ai viaggi da un paese all’altro per ottenere assistenza all’interruzione di gravidanza in Inghilterra (Regno Unito).
David Palma
Analista quantitativo
David Palma è un medico e ricercatore presso il Dipartimento di Epidemiologia dell’Agenzia di Salute Pubblica di Barcellona, con particolare attenzione ai servizi di test HIV/IST, alla salute sessuale e alla metodologia di ricerca. Attualmente è un Ph.D. Studente presso il Care and Research Public Health Institute (CAPRHI) dell’Università di Maastricht e lavora presso il Network Biomedical Research Consortium in Epidemiology and Public Health in Spagna. In precedenza ha conseguito un Master in Sanità Pubblica presso l’Universitat Pompeu Fabra/Universitat Autónoma de Barcelona, un Master in Sessualità presso l’Universidad de Santiago de Chile e ha studiato medicina presso l’Universidad Católica de Chile. David ha lavorato a programmi di prevenzione dell’HIV ed entità comunitarie in Cile, nonché alla difesa dei diritti di aborto in Cile nel periodo 2015-2017. Da novembre 2021 lavora come analista quantitativo per il progetto BAR2LEGAB.
Irene Capelli
Irene Capelli ha un dottorato in Antropologia Sociale (Università di Torino). Si è laureato in Antropologia medica (laurea magistrale presso l’Università di London Brunel) e in Antropologia sociale e culturale (laurea magistrale presso l’Università di Bologna). È specializzata in riproduzione e salute in Nord Africa ed Europa; pratiche di riproduzione, migrazione e allevamento; diritti riproduttivi, sessuali e di interruzione della gravidanza; salute e disuguaglianze. Ha svolto un’ampia ricerca etnografica in diverse parti del Marocco e dell’Italia attraverso servizi sanitari e ONG, con professionisti e donne. Lavora anche come antropologa e consulente. Il suo contributo al progetto consiste in una ricerca a metodi misti sullo sfollamento interno per interrompere la gravidanza in Italia per 12 mesi durante il terzo e il quarto anno del progetto.
Laura Rahm
Laura Rahm (PhD) è una sociologa politica e demografa specializzata in politiche di interruzione della gravidanza, con un dottorato presso l’Università Paris Descartes (UPD) e il Center for Population and Development (CEPED) a Parigi. Il suo ultimo lavoro è stato pubblicato su Population and Development Review, Critique Internationale e sulla rivista Men and Masculinities. Il suo libro Gender-Biased Sex Selection in South Korea, India and Vietnam: Assessing the Influence of Public Policy è stato pubblicato su Springer/Palgrave Macmillan nel 2019. Laura lavora anche come consulente e formatrice con il Global Program to Prevent Prenatal Sex Selection, finanziato dall’UE e dall’UNFPA. Il suo contributo al progetto consiste in una ricerca a metodo misto in Francia sugli ostacoli all’interruzione legale della gravidanza e sui viaggi interni per interrompere la gravidanza nell’arco di un periodo di 24 mesi del progetto.
Anastasia Martino
Anastasia Martino (PhD) ha conseguito il dottorato in Antropologia Culturale ed Etnologia presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca. Ha svolto approfondite ricerche etnografiche sul campo in Messico sulle politiche di pianificazione familiare e sull’esperienza delle donne con gravidanza e interruzione di gravidanza (illegale nel Paese), negli ospedali e negli spazi guidati da movimenti sia contro l’interruzione che a favore del diritto di decidere. Ha una laurea magistrale in Antropologia medica presso l’Università degli studi di Roma – La Sapienza. Il suo lavoro si concentra sulla salute pubblica e sulle politiche istituzionali relative alla salute, sui diritti sessuali e riproduttivi, sugli studi femministi e di genere e sugli studi sui movimenti sociali. Contribuisce al progetto con la ricerca a metodi misti sullo sfollamento interno per interrompere la gravidanza in Italia per 12 mesi durante il terzo anno del progetto.